Sonniferi con ricetta: I peggiori nemici dell’insonnia vivono in casa con te

Introduzione ai nemici dell’insonnia

Fino a qualche anno fa, i dottori prescrivevano sonniferi come se fossero caramelle. Attualmente, invece, sono sempre più (fortunatamente) considerati come una soluzione a breve termine, che può evolversi in un problema a lungo termine.

Perché ti dico questo? Perché, come vedremo in questa sezione, un uso regolare di sonniferi non può essere considerato sicuro né adeguato al trattamento dell’insonnia, a causa degli effetti collaterali indesiderati e potenzialmente pericolosi insite nelle terapie farmacologiche.

I sonniferi hanno davvero una scarsa efficacia nella lotta contro l’insonnia e non aiutano chi li assume a ritornare ad avere un sonno regolare (o “salutare”).

I sonniferi, letteralmente, non sono in grado di intervenire direttamente sulle cause dell’insonnia: curano solo i sintomi di questo disturbo, qualsiasi miglioramento del sonno può essere solo temporaneo.

1.1  Il paradosso dei sonniferi

La situazione insonnia-sonniferi ha inoltre del paradossale: molte persone iniziano ad assumere sonniferi perché indeboliti e stanchi. I farmaci innescano un circolo vizioso che porta il paziente a non poterne fare sempre più a meno per potersi addormentare.

E guarda un po’? Da ché la persona aveva solo l’insonnia come problema da risolvere, si ritrova ad averne DUE:

  1. L’insonnia;
  2. La dipendenza derivata da sonniferi.

Una guerra che produce ancora carnefici

Recentemente, è aumentata – anche se di poco – la consapevolezza degli innumerevoli svantaggi e dei danni associati ai sonniferi, e questo ha bene o male portato a riscontrare un significativo declino del loro uso.

Il numero delle prescrizioni di sonniferi nel mondo è calato negli ultimi 20 anni di circa due terzi, da 60 milioni (nel 1970) a circa 20 milioni (1990).

Sebbene l’efficacia delle tecniche alternative, (ai sonniferi) descritte in questo programma nella lotta contro l’insonnia siano state dimostrate scientificamente, studi recenti mostrano che i medici credano ancora che i sonniferi siano la cura più efficace; e mentre la consuetudine di prescrivere i sonniferi è in declino, l’uso di medicinali “da banco” come il Tylenol, l’Excedrin e la melatonina è aumentato sensibilmente negli anni ’90.

Come conseguenza di ciò, moltissime persone insonni sono rimaste intrappolate in un circolo di dipendenza dai sonniferi. Di fatti, oltre i due terzi di pazienti che soffrono di insonnia che si approcciano inizialmente alla terapia cognitivo-comportamentale, lo fanno partendo da una situazione in cui assumono almeno un paio di sonniferi la settimana.

C’è anche da dire però che esistono anche pazienti che sono consapevoli degli svantaggi dei sonniferi e preferirebbero volentieri un approccio alternativo per controllare l’insonnia, ma non sanno come fuggire dal circolo vizioso dei sonniferi.

Sara è una nostra paziente che oggi ha risolto definitivamente la sua insonnia, ma quando era “arrivata” da noi era letteralmente assuefatta dai sonniferi. La sua storia, sfortunatamente, è fin troppo comune…

La storia di sara  

Sara non aveva mai avuto problemi di sonno nella sua vita, finché non è stata operata per il cancro al seno. Lo stress per l’intervento, combinato ai dolori che aveva prima dell’operazione le causò non pochi problemi al sonno durante il suo ricovero. In tutto questo il suo dottore le somministrava lo Xanax per dormire di notte (e funzionò abbastanza bene), diciamo che le permise di dormire e di essere meno stressata durante il giorno.   Dopo che fu dimessa dall’ospedale il dolore che provava pian piano andava svanendo, eppure lo stress per l’intervento continuava in qualche modo a disturbare il suo sonno.  

Il suo dottore continuò a prescriverle lo Xanax dicendole che era sicuro, come è normale che sia lei continuò ad assumerlo ogni notte.  Ma circa un mese dopo, iniziò a notare che il farmaco non aveva più la stessa efficacia; cominciava a provare sempre più difficoltà ad addormentarsi e durante la notte iniziava a svegliarsi frequentemente.      

Quando comunicò al suo dottore del cambiamento, lui le suggerì di raddoppiare le dosi a notte e non passò troppo tempo, fintanto che quelle 2 dosi divennero 3.   A questo punto Sara iniziò ad accorgersi di essere diventata dipendente dallo Xanax e così, provò a farne a meno per un paio di giorni.   Che risultato ci si potrebbe aspettare ora?   Sfortunatamente, ciò incrementò il problema, Sara si ritrovò con le spalle al muro, costretta a cedere al farmaco.    

Arrivò al punto di dover prendere 4 dosi a notte per potersi addormentare, sotto questa quantità il farmaco non avrebbe fatto effetto abbastanza.   Ovviamente più i giorni passavo e più aumentava l’“effetto sbornia” che rallentava i suoi pensieri e la sua coordinazione mattutina.  

La situazione continua in questo modo per oltre 4 anni!!!   Appena arrivata da noi ci confessò che si sentiva come una drogata.   Diceva di sentirsi tremendamente in colpa, aveva una bassa autostima a causa della sua dipendenza dai sonniferi; si sentiva persa, fuori controllo.   Nemmeno il suo dottore sapeva come aiutarla…  

*Storia riportata testualmente dalla testimonianza di Gregg D. Jacobs P.HD, lo scienziato più affermato al mondo nel capo della cura non farmacologica dell’insonnia.

Come mostra la storia di Sara: Né il sonno né la cura per l’insonnia, si possono comprare con dei sonniferi.

Sebbene questi ultimi possano essere efficaci per controllare l’insonnia iniziale, diventano estremamente inefficaci se li si usa regolarmente e possono inoltre causare numerosi effetti collaterali, come la dipendenza, che è ben lontana dai benefici indicati.

Da un punto di vista prettamente economico, un uso regolare di sonniferi può anche essere molto costoso; le pillole e le visite dai dottori possono anche finire per costare migliaia di euro!

Anche se venisse sviluppato il sonnifero perfetto, senza effetti collaterali e che induce naturalmente il sonno, continuerei a sostenere che il rimedio arriverebbe comunque da fattori esterni, non riuscendo a curare efficacemente le vere cause dell’insonnia: i turbamenti e i comportamenti scaturenti il problema.

Quindi, se fai affidamento a sonniferi il tuo sonno potrebbe migliorare durante l’assunzione, ma l’insonnia tornerebbe tanto velocemente quanto è sparita.

In questa sezione, guarderemo più da vicino i tre tipi più comuni di sonniferi: Benzodiazepina, antidepressivi e farmaci “da banco”. 

Cercheremo di capire insieme:

  • La loro efficacia;
  • Gli effetti collaterali;
  • Le diversità;
  • E altri elementi associati a loro consumo.

Verranno proposte anche situazioni dove i sonniferi potrebbero essere una soluzione appropriata e vedremo tecniche dimostrate clinicamente per riuscire a metterli da parte una volta per tutte.

Benzodiazepine

Negli anni ‘70 i sonniferi erano i farmaci più prescritti al mondo e continuano ad oggi ad essere un grosso affare per le case farmaceutiche.

Le benzodiazepine (BDZ), tutt’ora prescritte, sono una classe di psicofarmaci e sono comunque da considerarsi più sicure rispetto ai barbiturici (farmaco che porta molto facilmente all’overdose, Marylin Monroe morì a causa di un’overdose di barbiturici).

Gli psicofarmaci a base di benzodiazepine rientrano solitamente nella categoria degli ansiolitici. E sebbene alcune benzodiazepine rientrino nella categoria degli ansiolitici, spesso vengono vendute come sonniferi.

Anche se può sembrare strano, ciò viene fatto per ragioni puramente economiche: le aziende che producono ansiolitici non vogliono spendere milioni di euro in più per testarli e immetterli sul mercato come sonniferi e infatti accade che i medici prescrivono regolarmente ansiolitici al posto dei sonniferi.

Bello né?

2.1  Gli effetti

  • Questa classe di farmaci favorisce il sonno diminuendo l’attività del cervello e rendendo più lente le onde celebrali;
  • Riducono il tempo necessario ad addormentarsi;
  • Diminuiscono il numero e la durata dei momenti in cui ci si sveglia durante la notte;
  • Aumentano il tempo totale trascorso a dormire.

2.2  Efficacia

Nonostante gli effetti sopracitati, la loro efficacia è moderata, a confermarcelo è una ricerca (o forse più di una).

Dopo aver revisionato nove terapie che prevedevano l’uso di sonniferi per curare l’insonnia, dei ricercatori hanno scoperto che chi soffre di insonnia impiega comunque 46 minuti in media per addormentarsi dopo aver assunto un sonnifero. Ciò dimostra che la credenza che sonniferi possano davvero aiutare le persone insonni ad addormentarsi velocemente e a curare il loro disturbo, rimane solo che un mito.

Le benzodiazepine inoltre lavorano annebbiando i nostri pensieri e la nostra memoria dopo averli assunti, il che ci porta a dimenticare che siamo stati svegli durante la notte (se ci si è svegliati).

Questa alterazione della percezione spiega perché, le persone che soffrono di insonnia, che prendono questi farmaci sovrastimano la durata del loro sonno.

Questa percezione del sonno alterata, inoltre, rinforza la credenza che i sonniferi siano efficaci, il che incoraggia il loro continuo utilizzo.

2.3  L’emivita del farmaco

Tutte le benzodiazepine sono ugualmente efficaci nell’indurre il sonno. Tuttavia, differiscono in termini di emivita, ovvero:

il tempo impiegato dal corpo per dimezzare ed eliminare metà del farmaco assunto.

Alcune benzodiazepine hanno un’emivita più corta dei farmaci comuni, il che significa che il corpo riesce ad espellerli facilmente.

In generale, questi farmaci con un’emivita ridotta, si configurano come la miglior scelta tra i sonniferi dato che, come vedremo, le benzodiazepine con un’emivita maggiore possono causare intontimento ed effetti collaterali sulle attività quotidiane, una volta svegliati.

A seguito di un uso continuato, il cervello inizia ad abituarsi all’effetto. Infatti, non c’è alcuna prova scientifica che questi farmaci possano funzionare per un tempo superiore alle 4,6 settimane: Ecco perché il Nation al Institute of health raccomanda l’assunzione di questi farmaci non più di due o tre volte alla settimana.

2.4  Gli effetti negativi delle benzodiazepine

Ora, pensa che non sorprendentemente, le benzodiazepine sono comunemente prescritte dei medici per mesi o addirittura anni!

Un uso regolare di benzodiazepine può inoltre incorrere nell’insorgenza di altri problemi, alcuni dei quali possono essere molto seri.

A) Riduzione qualità del sonno

I farmaci a base di benzodiazepine riducono la quantità e la qualità del tuo “sonno profondo”. Di conseguenza, riuscirai anche a dormire più a lungo e più facilmente durante la notte, ma il sonno sarà leggero e di qualità scarsa.

B) L’effetto sbornia

Tutto ciò produce il cosiddetto “effetto sbornia” la mattina seguente.

Sebbene non ci si renda subito conto di questi effetti collaterali, ciò può colpire la coordinazione, la prontezza, la memoria e il ragionamento. Questo effetto è ancora più probabile tra gli anziani, i cui corpi non riescono a eliminare facilmente i residui di farmaco nel sangue.

Per alcuni farmaci, addirittura, l’effetto sbornia potrebbe dilatarsi durante tutta la giornata, proprio per il fatto che il nostro corpo non riesce mai ad eliminarlo definitivamente dall’organismo.

L’effetto sbornia quotidiano prodotto dalle benzodiazepine è spesso peggiore rispetto ai deficit causati solamente dal disturbo dell’insonnia.

Se assumi un farmaco a base di benzodiazepine spesso, in grandi quantità e per un lungo periodo di tempo, puoi diventarne fisicamente dipendente e ciò può comportare insorgenza di sintomi collaterali come nervosismo, mal di testa o addirittura sintomi più gravi, se interrompi l’assunzione del farmaco da un giorno all’altro.

C) La tolleranza del farmaco

Con un uso regolare di benzodiazepine, si potrebbe sviluppare una tolleranza al farmaco.

Se dovessi incappare in una terapia farmacologica prolungata sentirai la necessità di assumere sempre maggiori dosi di farmaco per far sì che funzioni, il che potrebbe portare a un ciclo vizioso di: tolleranza, aumento della dose e rischio di effetti collaterali sempre più gravi.

D) Conta anche l’orario di assunzione

C’è da tenere a mente che più tardi si assumerà il farmaco, per più tempo gli effetti di quest’ultimo si estenderanno nella giornata successiva.

2.5  Conclusioni

Tutti questi effetti collaterali che abbiamo visto sono più probabili a seconda della dose e della frequenza con la quale si assume il farmaco.

Per brevità, concludiamo qui il tema legato alle benzodiazepine anche se ci sarebbero ancora moltissimi effetti negativi da trattare.

Perché come se non bastassero quelli già osservati fino a qui, alcune delle persone che hanno seguito terapie farmacologiche a base di benzodiazepine hanno poi sofferto di:

  • Giramenti di testa;
  • Nausea;
  • Visione sfocata;
  • Nervosismo;
  • Problemi all’apparato gastrointestinale;
  • Pressione sanguigna alta;
  • Ansia;
  • Debolezza;
  • Perdita di appetito;
  • Rallentamento del battito cardiaco;
  • Effetti indesiderati (anche overdose) se mischiati con altri farmaci o altre sostanze psicotrope;
  • Danneggiamento al feto della madre.

Le benzodiazepine nei soggetti anziani

L’assunzione di BDZ da parte di persone anziane può essere un problema molto grave.

Come abbiamo visto nella sezione precedente, le persone anziane sono più propense a soffrire di disturbi del sonno naturalmente. Di conseguenza, tendono ad assumere più sonniferi rispetto ad ogni altra fascia di età.

Eppure, come abbiamo già spiegato, gli anziani hanno più difficoltà a metabolizzare i farmaci contro l’insonnia e pertanto sono più sensibili ai danni e agli effetti collaterali di queste medicine.

Inoltre, gli anziani spesso assumono già medicinali per altri problemi di salute che potenzialmente potrebbero aumentare l’effetto dannoso dei sonniferi, quindi è importante prestare particolare attenzione nel combinare i sonniferi ad altri tipi di medicinali.

Le persone anziane usano e abusano indiscriminatamente dei sonniferi in genere…

Uno studio condotto dal Pennsylvania Department of Aging, per esempio, ha rivelato che l’85% delle persone anziane assume una dose troppo alta di sonniferi (rispetto a quella consigliata) e che il 70% li assume per un periodo di tempo che va otre a quello consigliato dal loro medico curante.

Altri studi hanno scoperto un fatto ancora più scioccante:

i sonniferi sono una delle maggiori cause di internamento delle persone anziane nelle case di riposo, perché provocano sintomi giornalieri simili e associati a:

  • Demenza senile;
  • Alzheimer;
  • Intontimento;
  • Amnesie;
  • Apatia;
  • Stati di confusione.

Gli antidepressivi

Come possiamo facilmente notare dal nome, i farmici antidepressivi sono stati sviluppati per curare la depressione. Alcuni di essi, come ad esempio il Prozac, sono assunti da svariati milioni di persone nel mondo.

Gli antidepressivi hanno in genere un effetto energetico che può provocare l’insonnia. Come le benzodiazepine, gli antidepressivi sedativi aiutano chi soffre di insonnia ad addormentarsi più velocemente, a rimanere addormentato durante la notte per più tempo continuativo.

Ebbene, anche la dose più bassa di questi farmaci può causare “l’effetto sbornia” e condurre alla dipendenza psicologica.

Gli effetti collaterali degli antidepressivi

Gli antidepressivi possono provocare l’insorgenza di effetti collaterali come:

  • Secchezza della bocca, costipazione;
  • Visione offuscata;
  • Problemi urinari;
  • Danneggiamento del feto;
  • Sviluppo di ulteriori sintomi se combinati con altri medicinali (soprattutto se combinati all’alcol!)

Farmaci da banco

I principi attivi contenuti nei farmaci da banco sono gli stessi degli antistaminici che si trovano nei farmaci per il raffreddore e l’allergia.

Dato che gli antistaminici hanno come effetto collaterale la sonnolenza, vengono anche utilizzati come sonniferi! Altro esempio di farmaco solitamente prescritto per un disturbo completamente sbagliato.

Questa strategia di marketing ovviamente funziona (ricordiamo: quella di utilizzare dei farmaci destinati ad un certo uso indiscriminatamente per diversi disturbi). Tieni semplicemente in considerazione che chi soffre di insonnia spende circa 10 milioni di euro all’anno nell’acquisto dei medicinali da banco.

Fino a poco tempo fa, gli unici farmaci disponibili di questo tipo erano il Sominex, Unisom, Sleep-Eze e Nytol.

Dagli anni ‘90 in avanti, molte delle aziende che producevano analgesici hanno iniziato a vendere anche medicinali da banco come il Tylenol, Bufferin (scomparso misteriosamente di botto nel 2004 dal mercato italiano), Nitetime, Anacin e Excedrin.

Sebbene questi prodotti non siano altro che analgesici combinati con antistaminici, hanno avuto un record nelle vendite nel settore dei medicinali da banco proprio perché privi della denominazione “sonniferi”.

Qual è il bello?

Non c’è alcuna prova scientifica sulla loro reale efficacia.

Non sono neanche sufficientemente efficaci per riuscire a far addormentare chi soffre di insonnia, causano infatti l’effetto opposto e in alcuni individui aumentano l’ansia.

I principali effetti indesiderati includono:

  • Intontimento;
  • Stato diurno dell’organismo “sedato”;
  • Fase rem disturbata;
  • Assuefazione;
  • Dipendenza psicologica.

La Melatonina

La melatonina è un ormone naturale presente nel cervello che gioca un ruolo fondamentale nella regolazione del sonno.

La melatonina sintetica è stata ultimamente messa sul mercato e pubblicizzata come un sonnifero “naturale”. Ad ogni modo, anche se venduto come “integratore salutare”, non è regolato dalla Food and Drug Administration e quindi la sua purezza non è da considerarsi accertabile.

Nessuna prova scientifica a riguardo

Nonostante il battaglione pubblicitario portato avanti dai media sulla melatonina, non ci sono sufficienti ricerche scientifiche che ne testano l’efficacia descritta.

Alcuni studi indicano che quest’ormone può essere utile per il jet lag e per gli anziani come aiuto contro l’insonnia in quanto produce naturalmente un livello più basso di melatonina.

Per quanto riguarda ragazzi e adulti, pochissimi studi scientifici attestano l’efficacia della melatonina nella guerra contro l’insonnia.

Molti degli studi che hanno dimostrato l’efficacia della melatonina sono stati condotti su soggetti sani, non affetti da disturbi del sonno.

Nei pochi studi condotti su persone che soffrono di insonnia, i risultati sono stati inconsistenti. Disparati studi hanno dimostrato che la melatonina non aumenta significativamente il tempo totale di sonno o riduce il tempo impiegato per addormentarsi.

In un sondaggio del 1997 promosso dal Consumer Reports, la metà delle persone insonni che hanno assunto quest’ormone hanno affermato che non gli è stato utile per il trattamento dell’insonnia.

Noi di Stop Insonnia abbiamo controllato e cercato le ricerche scientifiche esistenti riguardo al dibattito sull’efficacia della melatonina.

Potenziali rischi a riguardo

Un workshop del 1996 condotto dal National Institutes of Health ha sollevato dello scetticismo.

Gli scienziati che vi hanno partecipato hanno scoperto che molti degli studi sulla melatonina sono stati condotti in maniera sconsiderata e molti di essi erano seriamente preoccupati per i possibili effetti collaterali che l’ormone poteva provocare.

Rischia di costringere i vasi sanguigni e pertanto non dovrebbe essere usato da coloro che soffrono di problemi cardiaci.

In dosi massicce la melatonina può inibire la fertilità e potrebbe avere gravi effetti collaterali se utilizzato da donne incinta.

È da tenere presente, inoltre, che non si conoscono gli effetti che la melatonina assunta a lungo termine potrebbe avere sul sistema riproduttivo e su quello immunitario.

Molti esperti del sonno – internazionalmente rispettati – hanno riassunto la ricerca sull’uso della melatonina come sonnifero affermando che è veramente poco utile nella cura contro l’insonnia.

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